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Europa forte solo se multilaterale

di José Manuel Barroso (Presidente Commissione europea)

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24 dicembre 2009

Vent'anni dopo la caduta del Muro di Berlino e la fine della Guerra Fredda, i contorni dell'ordine mondiale sono ancora incerti. Due macrotendenze, però, sono più che evidenti: un'ondata di globalizzazione di ampiezza e profondità senza precedenti e l'ascesa di nuovi protagonisti mondiali, dall'Asia e non solo.
Si levano appelli sempre più accorati in favore di un coordinamento globale più efficace per affrontare le grandi sfide della nostra epoca. Con l'entrata in vigore del Trattato di Lisbona, a mio parere, l'Unione Europea è in una posizione eccellente per assumersi le proprie responsabilità di leadership.
La globalizzazione economica ha portato benefici sia all'Asia che all'Europa. Le dinamiche economie dell'Asia riforniscono il mondo di prodotti, e la straordinaria crescita economica di quel continente ha fatto uscire dalla povertà milioni di persone e ha creato nuove, importanti occasioni d'investimento e prosperità. Tutto questo ha aiutato grandi nazioni come la Cina e l'India ad affermarsi con decisione come potenze globali. L'Europa ha fatto leva sulla globalizzazione per consolidare la propria posizione di maggiore economia e centro di scambi a livello mondiale.

Ma la globalizzazione ha anche l'effetto d'incrementare la concorrenza e mettere a nudo i punti deboli. In tutto il mondo i lavoratori hanno paura di venire licenziati e si sentono scavalcati dal cambiamento economico. La crisi economica ha esacerbato gli svantaggi percepiti della globalizzazione: ecco perché la nostra interdipendenza economica necessita di un accurato coordinamento, non soltanto nelle settimane a venire, ma soprattutto sul lungo termine.
Dobbiamo rivedere le strutture della governance globale per garantire che funzionino meglio per le popolazioni di tutti i paesi e negli interessi delle generazioni presenti e future. La Ue ha diretto il dibattito all'interno delle proprie strutture e lo ha portato nei consessi internazionali. Noi accogliamo positivamente l'appello delle economie emergenti per una riforma delle istituzioni globali.

Gli scambi sono un esempio appropriato. È nell'interesse razionale di tutti noi non cedere alle tentazioni protezionistiche. La crisi economica ha reso ancora più importante realizzare passi avanti nei negoziati dell'Agenda per lo sviluppo di Doha, nell'ambito della Wto.
La struttura della Wto, a cui la Ue ha sempre dato la priorità, viene vista sempre di più come un elemento fondamentale per la nostra prosperità, perché contribuisce a tenere l'economia globale ancorata a un sistema trasparente, basato sulle regole e sul diritto internazionale. È positivo l'atteggiamento più propositivo dei nostri partner asiatici in questo senso, ma bisogna fare di più.

Un'altra sfida è la sicurezza: il mondo si trova a dover fronteggiare minacce tradizionali e non tradizionali. Molti dei nostri paesi sono obiettivi del terrorismo, un terrorismo che, dobbiamo riconoscerlo, a otto anni dagli attacchi dell'11 settembre 2001 è in calo ma non è ancora assolutamente neutralizzato.
Ci sono stati fragili con cui fare i conti e ci sono i pericoli rappresentati dalla proliferazione delle armi di distruzione di massa, dai regimi autoritari e dall'estremismo. La globalizzazione ha prodotto anche problemi di sicurezza nuovi, che non tengono conto delle frontiere nazionali. Le pandemie globali possono diffondersi più rapidamente, la mancanza di un approvvigionamento energetico sicuro e sostenibile rischia di farci precipitare in una recessione mondiale e i cambiamenti climatici, al di là delle loro conseguenze ambientali, potrebbero avere ripercussioni sociali e geopolitiche gravi.

L'impegno multilaterale è fondamentale per affrontare queste minacce. La Ue ha il multilateralismo nel suo Dna. Anche altri possono beneficiare della sua esperienza. Gli europei sono storicamente grandi sostenitori delle Nazioni Unite e della cooperazione internazionale e continuano a impegnarsi affinché la stabilità, la libertà, la democrazia e la giustizia diventino le pietre miliari delle relazioni internazionali.
La Ue sta facendo la sua parte. Ha quasi 100mila soldati impegnati in missioni di peacekeeping, missioni di polizia e missioni di combattimento nei punti caldi del pianeta, per contribuire a consolidare la pace. Anche a livello politico l'Unione si fa sempre più carico della sua parte. Un esempio è stato la missione Ue a Mosca e a Tbilisi, guidata dal presidente francese Nicolas Sarkozy e dal sottoscritto, una missione che ci ha consentito di realizzare progressi concreti sulla via dell'implementazione del piano in sei punti per un cessate il fuoco fra Russia e Georgia.

Raggiungere un accordo sui cambiamenti climatici è una priorità immediata per tutti noi. Possiamo affrontare questo problema solo lavorando uniti. Tutti subiremo gli effetti dei cambiamenti climatici: incremento delle siccità, delle alluvioni e altre condizioni meteorologiche estreme. La Ue si sta assumendo le sue responsabilità di grande inquinatore del passato: ha fissato obiettivi ambiziosi per il futuro ed è in prima fila negli sforzi per giungere a un accordo globale a 360 gradi, che includa uno sforzo molto significativo sui finanziamenti.
  CONTINUA ...»

24 dicembre 2009
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